19 Ottobre 2020
Enio Ottaviani Rebola: un vino bianco intrigante che dà il suo meglio con il pesce
Come ha scritto Ian d’Agata in Native Wine Grapes of Italy: “Molti vitigni italiani sono afflitti da una miriade di nomi e sinonimi errati, e il Pignoletto non è certo da meno in questo caso. Si chiama Grechetto di Todi in Umbria, dove è una parte importante dell’uvaggio orvietano, mentre in Emilia-Romagna si chiama Rèbola, ma i due sono identici”.
L’azienda Enio Ottaviani chiama il loro vino Rebola, ma per confondere le cose elencano il vitigno come Grechetto Gentile. Comunque sia, Rebola è un vino bianco degno di nota e ottimo compagno dei vini Ottaviani precedentemente recensiti: Caciara, un Sangiovese Superiore di Romagna che mi ha colpito per la sua verve, la sua vigoria e la sua versatilità, e Strati 2019 Romagna Pagadebit, un bianco dall’energia giovanile caratterizzato da profumi di prati in fiore e da sentori erbacei di biancospino che cresce nella macchia lungo la costa adriatica.
Rebola 2019, fermentato e maturato in vasche di cemento, si presenta con un bel colore giallo paglierino intenso e profumi floreali marcati oltre a sentori di agrumi e ananas. In bocca è fresco, definito e avvolgente, con note balsamiche ad esaltare un seducente finale salino. Il vino ha la profondità e il carattere per abbinarsi a molti piatti, a partire dalle specialità romagnole come la piadina con salumi e formaggi, passando per le paste e i secondi piatti a base di verdure, formaggi, carne di vitello e pollame. Ma forse dà il meglio di sé con i frutti di mare, come gli stufati di pesce dell’Adriatico conosciuti come brodetto o lo sgombro del mediterraneo alla griglia. Gli Ottaviani, il cui motto è fare vini per gli amici, suggeriscono per Rebola un abbinamento che ne esalta le qualità gastronomiche: quadretti in brodo con le poveracce, ovvero quadretti di pasta fresca serviti con le vongole dette poveracce in Romagna in un gustoso brodo arricchito con erbe aromatiche e verdure.
ENGLISH
Enio Ottaviani Rebola: an intriguing white wine at its best with fish
As Ian d’Agata wrote in Native Wine Grapes of Italy: “Many Italian grape varieties are plagued by myriad erroneous names and synonyms, and Pignoletto is no slouch in this department. It is called Grechetto di Todi in Umbria, where it is an important part of the Orvieto wine blend. In Emilia-Romagna it is called Rèbola, but the two are identical.”
The Enio Ottaviani winery calls the wine Rebola, but to confuse things they list the vine variety as Grechetto Gentile. Whatever the case, Rebola is a white wine to reckon with, a worthy sequel to the Ottaviani wines discussed earlier: Caciara, a Romagna Sangiovese Superiore that struck me with its verve, vigor and potential versatility, and Strati 2019 Romagna Pagadebit, a white of youthful energy marked by scents of flowering meadows and the herbaceous hints of hawthorn that grows in the scrub along the Adriatic coast.
Rebola 2019, fermented and aged in cement tanks, shows deep straw yellow color and intense floral scents with hints of citrus and pineapple. Flavors are fresh, crisp and well-rounded with balsamic notes and an enticing saline finish.
The wine has the depth and character to make a match for many dishes, starting with such Romagnan specialties as piadina with salumi and cheeses and moving on through pastas and main courses based on vegetables, cheeses, veal and poultry. But perhaps it shows its best with seafood, such as the Adriatic fish stews known as brodetto or grilled sgombro, Mediterranean mackerel. The Ottaviani team, whose motto is making their wines for friends, suggest a match for Rebola that brings out its food friendly qualities: quadretti in brodo con le poveracce, pasta squares served with the vongole known as poveracce in Romagna in a tasty broth of the clam juice blended with herbs and vegetables