31 Luglio 2020
Fabio Tassi e la scintilla Borgogna di Brunò
Il seguente messaggio appare in caratteri piccoli sull’etichetta del Brunò, un vino rosso di Montalcino creato da Fabio Tassi in collaborazione con Heres:
“Uniti da un viaggio in Borgogna, alla via del ritorno scaturisce l’idea di fare un Sangiovese a Montalcino vinificato in anfora. Volevamo un vino che mantenesse la vitalità della sua uva e l’energia della sua terra di origine, senza mai diventare adulto.” Fabio Tassi
Con Fabio Tassi in quel viaggio in Borgogna nel luglio 2018 c’erano Cesare Turini di Heres e Armando Castagno, autore di un monumentale libro sui vini e i vigneti della Côte d’Or della Borgogna. Come ricorda Cesare: a cena, davanti a una bottiglia di Chambolle-Musigny Les Amoreuse di Groffier di un’annata recente, Armando ha chiesto a Fabio qualcosa sul perché i produttori di Montalcino non fanno vini di così giovane bontà invece di lasciare che il Brunello rimanga in botte per anni e perda la sua vitalità.
Fabio ha risposto che forse lui poteva, facendo un vino di Sangiovese vinificato e maturato interamente in anfora. “Eravamo tutti così entusiasti dell’idea che meno di tre mesi dopo il sogno stava per diventare realtà quando ci siamo assicurati un’anfora di terracotta fatta ad Impruneta e abbiamo iniziato la vinificazione”.
Le uve Sangiovese sono state selezionate da un vigneto di 2,5 ettari con una densità di 6.000 piante per ettaro esposto a sud-ovest a 270 metri di altitudine sotto il Castello di Velona, a Castelnuovo d’Abate. La vinificazione è avvenuta interamente in quell’anfora utilizzando il 15% di uve a grappolo intero per mosti che hanno fermentato lentamente fino a quando il vino è stato travasato a dicembre per svolgere la fermentazione malolattica, seguita da una maturazione nell’anfora fino a settembre del 2019. A quel punto il vino è stato estratto per riempire esattamente 999 bottiglie e la nuova annata del Brunò ha iniziato il suo processo di vinificazione.
Oltre alla sua produzione di Brunello e Rosso di Montalcino da vigneti di famiglia, Fabio Tassi funge da una sorta di capitano del popolo a Montalcino per le sue numerose attività e iniziative che comprendono tra gli altri l’Enoteca La Fortezza e il ristorante La Sosta. Brunò è stato prodotto nella sua cantina all’avanguardia ai margini della città.
Ho assaggiato il vino con Fabio in un giardino all’ombra dei pini dove La Sosta serve i pasti nelle giornate estive. È arrivato a tavola a circa 15 gradi, il che ci è sembrato giusto per il momento mentre lo sorseggiavamo con la tartare di tonno crudo, ma al secondo bicchiere, quando è arrivato un piatto di pici con una salsa piccante, la bottiglia ha beneficiato di un nuovo tuffo nel secchiello del ghiaccio.
Come ho detto a Fabio Brunò mostra una pimpante armonia che gli permette di brillare a tavola con una grande varietà di cibi, non ultimo il pesce. “Assolutamente”, ha detto Fabio, che per l’appunto era al telefono con il suo fornitore di pesce e frutti di mare acquistati direttamente dal peschereccio a Castiglione della Pescaia.
E mentre i bicchieri si susseguivano, Fabio ha continuato a parlare di Brunò. L’idea era quella di creare un rosso da uve Brunello che non avesse nulla a che fare con il tradizionale Brunello di Montalcino o con il Rosso di Montalcino. Ormai tutti conoscono il Brunello come un rosso di statura e longevità, forse l’esempio più venerato delle potenzialità del Sangiovese. Ma gli addetti ai lavori sono anche consapevoli che il Sangiovese di Montalcino, se vinificato e maturato in un certo modo, può dare origine a vini di giovanile vitalità e di morbida finezza. Il Brunò sembra preannunciare una nuova razza di rossi della più famosa città del vino della Toscana.
Quando ho chiesto a Fabio se aveva in mente un modello particolare. Ha sorriso e ha detto: “Beh, l’idea è nata in Borgogna”.
ENGLISH
Fabio Tassi and the Burgundian conception of Brunò
The following message appears in small print on the label of Brunò, a red wine from Montalcino created by Fabio Tassi in collaboration with Heres:
Uniti da un viaggio in Borgogna, alla via del ritorno scaturisce l’idea di fare un Sangiovese a Montalcino vinificato in anfora. Volevamo un vino che mantenesse la vitalità della sua uva e l’energia della sua terra di origine, senza mai diventare adulto. Fabio Tassi
Translation: Together on a trip to Burgundy, on the way back the idea arose of making a Sangiovese in Montalcino vinified in amphora. We wanted a wine that would maintain the vitality of its grapes and the energy of its land of origin, without ever becoming an adult. Fabio Tassi
With Fabio Tassi on that trip to Burgundy in July 2018 were Cesare Turini of Heres and Armando Castagno, the author of a monumental book on the wines and vineyards of Burgundy’s Côte d’Or. As Cesare recalls: at dinner over a bottle of a recent vintage Chambolle-Musigny Les Amoreuse of Groffier, Armando asked Fabio something to the effect of why producers at Montalcino didn’t makes wines of such youthful goodness instead of letting Brunello sit in casks for years and lose its vitality.
Fabio said that he probably could, making a wine from Sangiovese vinified and matured entirely in amphora. “We were all so enthusiastic about the idea that less than three months later the dream was on its way to becoming a reality when we secured an amphora of terracotta made in Impruneta and began the vinification.”
Sangiovese grapes were selected from a 2.5 hectare vineyard with a plant density of 6,000 per hectare exposed to the southwest at 270 meters of altitude beneath Castello di Velona at Castelnuovo d’Abate. Vinification took place entirely in that amphora using 15% of whole cluster grapes for musts that fermented slowly until the wine was racked in December to undergo malolactic fermentation followed by maturation in the amphora until September of 2019. At that point the wine was extracted to fill exactly 999 bottles and the new vintage of Brunò began its vinification process.
Beyond his production of Brunello and Rosso di Montalcino from family vineyards, Fabio Tassi serves as a sort of capitano del popolo at Montalcino for his many activities and initiatives that include ownership of the Enoteca La Fortezza, as well as a family boutique and the restaurant La Sosta. Brunò was produced in his state-of-the-art winery on the edge of town.
I tasted the wine with Fabio in the pine shaded garden where La Sosta serves meals on summer days. It arrived at the table at about 15 degrees, which seemed right for the moment as we sipped it with raw tuna tartar, but by the second pour when a plate of pici with a tangy sauce arrived it benefited from a dip in an ice bucket.
As I said to Fabio the wine shows a smooth exuberance that would permit it to shine with a great range of foods, not least of all fish. “Absolutely,” said Fabio, who had been on the phone with his supplier of seafood straight from the boat at Castiglione della Pescaia.
As we tasted, Fabio talked about Brunò. The idea was to create a red from Brunello grapes that had nothing to do with traditional Brunello di Montalcino or Rosso di Montalcino, for that matter. By now everybody knows Brunello as a barrel-aged red of stature and longevity, perhaps the most venerated example of Sangiovese’s potential. But insiders are also aware that Sangiovese from Montalcino if vinified and matured in a certain way can result in wines of youthful vitality and mellow finesse. Brunò seems to herald a new breed of red from Tuscany’s most famous wine town.
When I asked Fabio if he had any particular model in mind. He grinned and said: “Well the idea was conceived in Burgundy.”