1 Marzo 2021
Negli ultimi cinquant’anni il Brunello di Montalcino è emerso dall’oscurità virtuale per diventare uno dei vini rossi più prestigiosi del mondo. Durante questa drammatica ascesa, il Rosso di Montalcino ha indugiato nella sua ombra ed è stato variamente dipinto come un fratello minore, un sostituto a basso prezzo, o peggio ancora, un comodo scarico per le uve Sangiovese non all’altezza del Brunello. E poiché il Rosso di Montalcino richiede un anno di invecchiamento prima del rilascio, mentre il Brunello ne richiede cinque, è visto anche come una fonte di reddito immediata per i produttori.
Queste descrizioni contengono una misura di verità, il che può spiegare la confusione in Italia e all’estero su ciò che il Rosso di Montalcino è o dovrebbe essere, non solo tra i consumatori, ma tra la stampa e i commercianti. O, se è per questo, tra gli stessi produttori.
I dubbi svaniscono di fronte a produttori del calibro di Le Chiuse, Fuligni e Il Marroneto, che hanno le idee chiare su cosa dovrebbe essere il Rosso di Montalcino con alcune variazioni di stile, pur concordando tutti che il Rosso di Montalcino è un vino di carattere e dignità tutta sua.
(Nel descrivere i loro approcci, sembra imperativo notare che tutti i vigneti di Montalcino devono essere ufficialmente registrati per il Brunello o per il Rosso – con la considerazione che le uve coltivate nei vigneti di Brunello possono anche essere usate per fare il Rosso, ma non il contrario).
Le Chiuse. Lorenzo Magnelli spiega che Le Chiuse Rosso di Montalcino è fatto seguendo le procedure del Brunello da uve 100% Sangiovese Grosso selezionate dagli stessi vigneti che coprono circa 8 ettari – situati in parte sul lato nord-est della collina di Montalcino a 300 metri e in parte sul versante sud-est a 500 metri sul livello del mare. Lorenzo nota che il Rosso di Montalcino è solitamente considerato il fratello minore del Brunello, “ma per noi è un vino di distinta personalità”. Dopo circa sei mesi di maturazione in rovere mostra un brillante color rosso rubino chiaro con un bouquet fresco e fragrante dove spiccano i frutti di bosco. Da bere piacevolmente al momento della commercializzazione, anche se può invecchiare bene.
Fuligni. Il Rosso di Montalcino Ginestreto non è considerato un vino secondario ma un’alternativa pienamente qualificata al Brunello. La Tenuta Fuligni, che si estende per 100 ettari sul versante orientale di Montalcino, comprende più di dieci ettari di vigneti situati principalmente a Cottimelli ad un’altitudine che varia dai 380 ai 450 metri sul livello del mare. Ginestreto è il nome di uno dei vigneti da cui provengono le uve meticolosamente selezionate per il Rosso di Montalcino. Affinato per circa sei mesi in tonneaux di rovere francese, rispetto al Brunello, il Rosso è più fresco, vivace e accessibile in giovane età. Ha una maggiore versatilità con i cibi rispetto al Brunello e, naturalmente, ha un rapporto qualità/prezzo più favorevole.
Il Marroneto. Alessandro Mori si è sempre concentrato solo ed esclusivamente sul Sangiovese per produrre due tipi di Brunello – Il Marroneto e la selezione Madonna delle Grazie – e il Rosso di Montalcino Ignaccio. I vigneti si estendono sul versante nord della collina di Montalcino a 350-400 metri sul livello del mare in prossimità delle antiche mura della città. Alessandro spiega che fino a poco tempo le uve del Rosso provenivano dagli stessi vigneti del Brunello di Montalcino, costringendolo a declassare parte del vino per accontentare la domanda di alcuni clienti per questa tipologia. Nel 2019, ha affittato un piccolo vigneto destinato a diventare la fonte principale del Rosso di Montalcino che continuerà a produrre con la stessa amorevole cura del Brunello. Come ci ricorda “il Rosso ha preceduto il Brunello come vino rosso storico delle colline di Montalcino. Nessuno lo ha inventato, si è semplicemente evoluto assumendo i propri standard e il proprio carattere. Naturalmente, sto parlando dell’autentico Rosso di Montalcino, non delle improvvisazioni che ancora abbondano”. Ignaccio come etichetta nasce nel 2000, il nome proviene dai tentativi del figlio di Alessandro, allora piccolo, di dire imbraccio. Una parola di cui il padre si è innamorato tanto da dedicargli un vino.
ENGLISH
Le Chiuse, Fuligni, Il Marroneto: Rosso di Montalcino as a wine of character and dignity all its own
Over the last half century Brunello di Montalcino has emerged from virtual obscurity to become one of the world’s most prestigious red wines. During that dramatic rise, Rosso di Montalcino has lingered in its shadow as what has been variously depicted as a little brother, a lower-priced substitute, a convenient dumping ground for Sangiovese grapes not up to par for Brunello. Since Rosso di Montalcino requires a year of aging before release, while Brunello requires five, it is often seen as a ready source of income for producers.
All those accounts contain a measure of verity, which may explain the confusion in Italy and abroad about what Rosso di Montalcino is or should be, not only among consumers but among the press and wine trade. Or, for that matter, among producers themselves.
No such doubts among the three producers connected with Heres—Le Chiuse, Fuligni, Il Marroneto—all of whom have clear ideas of what Rosso di Montalcino should be with some variations in the concepts and procedures of how to achieve it. But all agree that Rosso di Montalcino stands as a wine of character and dignity all its own.
(In describing their approaches, it seems imperative to note that all vineyards of Montalcino must be officially registered for either Brunello or Rosso—with the caveat that grapes grown in Brunello vineyards may also be used to make Rosso, though the opposite is never true).
Le Chiuse. Lorenzo Magnelli explains that Le Chiuse Rosso di Montalcino is made following the same procedures as Brunello from 100% Sangiovese Grosso grapes from the same vineyards covering about 8 hectares situated in part on the northeastern side of the Montalcino hill at 300 meters above sea level and in part on the southeastern slope at 500 meters above sea level. Lorenzo notes that Rosso di Montalcino is usually considered the little brother of Brunello, “but for us it’s a wine of distinct personality. After about six months of maturing in oak it shows a bright and clear deep ruby red color with intense bouquet, fresh and fragrant of fruits and berries. The flavor is dry and full with notable persistence on the palate. Though it can age well, it is ready to drink on release.
Fuligni. Rosso di Montalcino Ginestreto is considered by no means a secondary wine but a fully qualified alternative to Brunello. The Fuligni estate, which spreads over 100 hectares on the eastern side of Montalcino, includes more than ten hectares of vineyards located primarily at Cottimelli at altitudes varying from 380 to 450 meters above sea level. Ginestreto is the name of the vineyard which is the principal source of grapes meticulously selected for Rosso di Montalcino, a wine that is matured for about six months in French oak tonneaux by winemaker Daniele Zefferini. In comparison to Brunello, the wine is fresher, more buoyant, more accessible at an early age. It has greater versatility with foods than Brunello—and, of course, it has a more favorable quality/price ratio.
Il Marroneto. Alessandro Mori has always concentrated on Sangiovese alone to produce two types of Brunello—Il Marroneto and Madonna delle Grazie—and Rosso di Montalcino Ignaccio. The vineyards extend across the northern slope of the Montalcino hill at 350 to 400 meters above sea level in the vicinity of the ancient town walls. Alessandro explains that until recently he vinified only grapes from his vineyards for Brunello di Montalcino, so to produce bottles of Rosso di Montalcino Ignaccio he declassified some Brunello to meet customer demand for an entry-level wine. In 2019, he leased a small vineyard and is making that the prime source of Rosso di Montalcino, a wine made with the same loving care as Brunello. As he points out, “Rosso preceded Brunello as the historic red wine of the hills of Montalcino. Nobody invented it; it evolved to have its own standards and its own character. Of course, I’m talking about authentic Rosso di Montalcino, not the improvisations that still abound.” Alessandro explains that Ignaccio got its name from his infant son’s attempts to say imbraccio (embrace), which came out as ignaccio—and “I just fell in love with that term.”